Note al dibattito “Sanità Pubblica: l’Autonomia Differenziata delle Regioni nell’Unione della Salute”
di Lucio Mango Responsabile Salute e Sanità Centro Consumatori Italia
Nella riunione tenuta ieri si sono affrontati temi riguardanti i problemi della sanità pubblica in relazione al progetto di legge sull’autonomia differenziata.
In primis la senatrice Lorenzin, già Ministro della Salute negli anni 2013-2018. Dopo aver presentato le problematiche della sanità pubblica derivante soprattutto dal sotto-finanziamento, nonostante l’aumento del valore assoluto delle risorse destinate alla sanità, che viene attutito se non annullato dall’aumento dei costi dovuto in particolare all’inflazione. Senza contare che rispetto al PIL il valore è nettamente inferiore a quello della media europea e ancora in maniera più evidente, rispetto a quello di Francia e Germania. Il problema dell’autonomia differenziata è stato dalla Lorenzin come “dannoso e inutile” in quanto acuisce problemi di diseguaglianze tra le regioni, già comunque esistenti.
Non sembra fondamentale l’intervento del vicepresidente della regione Marche il quale ha tentato di difendere l’atteggiamento del governo sul tema salute, ma senza tenere conto di problemi reali che tuttora permangono, sotto-finanziamento ancora, migrazione sanitaria. Per non parlare di quanto affermato dal presidente Lombardia, Fontana. Ha preteso di affermare che l’intervento di regioni autonome più dotate, beneficate dalla collaborazione pubblico-privato, potesse portare beneficio all’intero territorio nazionale! Gli fa eco il presidente del Veneto Zaia, il quale rafforza il concetto delle competitività tra le varie regioni che potrebbe migliorare le cose con l’avvento di una maggiore autonomia(?).
E ancora il presidente Liguria, Toti che rafforza il concetto che il nostro paese è già a due velocità, non dovuta ad un sistema di autonomie, ma allo stato centrale che non ha contribuito al miglioramento. Afferma che l’autonomia consentirà ad un solo livello di governo di ottenere miglioramenti, piuttosto che ad un livello multistrato nel quale si perderebbero anche i livelli di responsabilità. In pratica difende l’autonomia addossando la colpa alle differenze geografiche, di popolazione e, perfino a diverse conformazioni sociali! Si permette di dire che è meglio acquistare prestazioni dal privato che è molto migliore di noi! Alla faccia del Sistema Sanitario Nazionale.
Nella seconda sessione, più specifica nei confronti dell’impatto dell’autonomia sulla sanità italiana. Il primo relatore è Nino Cartabellotta, presidente GIMBE. E’ noto l’atteggiamento negativo di Cartabellotta nei confronti del progetto autonomia differenziata, in particolare per riflessi importanti sulle regioni del sud. Si riferisce alla “frattura” nord sud, dato che le regioni che erogano oltre il 75% dei LEA sono sopra la “linea gotica”. Un sud che è arretrato nel corso degli anni. Ma anche le regioni del nord corrono vari rischi. La migrazione sud verso nord, con l’aumento della domanda in queste regioni provoca vari dissesti in queste regioni, preferendo l’erogazione ai fuoriregione, provocano una mobilità passiva dei residenti.. Non bisogna poi dimenticare, dice Cartabellotta, che siamo indebitati per il PNRR. In sanità l’autonomia rischia di aggravare il divario esistente. I successivi interventi si sono soffermati sulle problematiche dei farmaci, in particolare su una carenza incalzante che l’autonomia differenziata certamente no contribuisce a migliorare.