Sanità

Le misure del governo per la riduzione delle liste d’attesa: era ora, finalmente la montagna ha partorito il topolino!

di Lucio Mango

Docente di Management Sanitario e Responsabile Nazionale Salute e Sanità Centroconsumatoriitalia.it

Peccato che il neonato, il topolino dicevo, sia cieco, sordo, muto e totalmente privo di arti, le zampette.

Infatti le misure straordinarie deputate ad abbattere le liste d’attesa in sanità, che sarebbe meglio chiamare col loro nome e cioè “tempi d’attesa”, praticamente non esistono, o meglio comprendono tutta una serie di operazioni già in atto, sia in maniera palese che in maniera occulta.

Come già evidenziato in sede di conferenza stampa, il fatto che se le prestazioni non sono erogate nei tempi previsti il cittadino possa ricorrere, con rimborso successivo da parte delle ASL, a prestazioni private già esiste dal 1998! Ma, dice il ministro, non ha mai funzionato, ed è colpa del cittadino o di quelle stesse Asl, che ora sono chiamate nella persona dei Direttori Generali a rifondere i cittadini? E se non ha mai, o quasi, funzionato dal 1998 ad oggi perché dovrebbe funzionare ora? Chi sarà il garante per il cittadino?

Altra opzione vantata come nuova è il ricorso al privato convenzionato (che sarebbe meglio, anche qui, chiamare col suo nome ovvero “accreditato”). Esiste da quando esistono le “convenzioni”, il cittadino si rivolge al privato per ottenere quelle stesse prestazioni che dovrebbe ricevere dal pubblico. Peccato che in virtù dei tetti di spesa, ovvero quel massimale di rimborso da parte delle Asl al privato, calcolato per lo più sul fatturato storico, il privato accreditato smetta di fornire le prestazioni senza addebito al cittadino esattamente al raggiungimento di quel tetto. E dopo? Dopo niente il cittadino se le deve pagare! Quindi se adesso il privato accreditato viene chiamati dal sistema sanitario Nazionale a fornire ulteriori prestazioni, in caso il sistema stesso non possa fornirle, delle due l’una, o il sistema pubblico dovrà sborsare più soldi al privato o il cittadino dovrà pagare ulteriormente…se se lo può permettere! Ma questo nel decreto non è specificato, anche perché se si dovranno dare più soldi al privato salta tutta la programmazione, dove si prenderanno i soldi? L’unico risultato che si otterrà sarà l’ulteriore arricchimento del privato!

E ancora si dice, il personale sanitario pubblico lavorerà anche il sabato e la domenica! Accidenti non ci aveva pensato nessuno (tranne i privati)! Bene e quanto costerà? E ancora dove si prenderanno i soldi? Questo in conferenza stampa il ministro non lo ha detto, “…stiamo facendo i conti”. Ma soprattutto il personale sanitario sottodimensionato, già lavora di più di quanto viene pagato, gli straordinari già li fa! E allora perché dovrebbe fare ulteriore straordinario, che si ricorda è volontario, ovvero non si può obbligare nessuno a lavorare più di quanto preveda il contratto di lavoro.

Altra fonte di spese saranno l’incremento di retribuzione dei così detti Sumaisti, ovvero gli specialisti interni alle ASL, ma con rapporto libero professionale e che già, comunque, guadagnano già di più dei dipendenti dalle ASL e hanno perfino il rimborso chilometrico per andare a lavorare!

Altra fonte di spese, o comunque di mancato introito per lo stato, verrà dalla detassazione degli straordinari al 15% per tutti, sia per il medico da 60 o più euro l’ora, sia per i comparto da 25 euro l’ora, alla faccia dell’equità!

Insomma, un intervento presentato come moderno, unico fino ad ora(!), altro non è che una serie di proclami, tra l’altro anche male presentati, frettolosamente e con una conferenza stampa “finta”, senza interventi realmente in gradi di approfondire la tematica, soprattutto quella economica (e per forza il ministro Giorgetti dicono se ne voglia andare…). Nessun approfondimento su dove, come e quando reperire le risorse. Nessuna spiegazione reale su come il cittadino si debba comportare nello specifico per non farsi truffare dal privato “accreditato”. Una farsa che continua.