RALLENTA L’ANDAMENTO INFLATTIVO MA CONTINUA L’ASCESA DEI PREZZI AGROALIMENTARI. SI RISCHIA UN DRENAGGIO ANNUALE ALLE FAMIGLIE DI 29 MILIARDI DI EURO
E’ pur certo che il rallentamento dell’inflazione sia un dato positivo, tuttavia bisogna fare delle precisazioni: rallentano gli aumenti ma non i prezzi. Per le famiglie agli sconsiderati aumenti del 2022 che permangono, altro che diminuzione, si aggiungono quelli relativi al 2023. Quest’anno, infatti, alla ricaduta negativa di circa il 6% nel 2023 si deve aggiungere quella del 2022 pari all’8,1%. Complessivamente un biennio che ha avuto ricadute negative sulle tasche dei cittadini di ben 4.500 Euro, in termini di spesa generale nel Mercato. Ma tornando ai prezzi, analizzando quelli specifici dei beni Agroalimentari, la questione si fa ancora più seria e preoccupante. Gli aumenti si attestano (Dati Istat, Coop ecc.) a un più 21% (detto per inciso dalle nostre rilevazioni si mostrano aumenti decisamente più considerevoli, da un minimo del 40% sino al 105% per tali prodotti) che si traduce in un appesantimento per i consumatori per tali spese di largo consumo a più 1.160 Euro nel biennio e che si trascinerà sia nel 2024 e ancora anno dopo anno, se non muterà profondamente tale situazione. Da tutto ciò si evince, inoltre, che sono stati detratti dalle tasche delle famiglie a favore di maggiori e ingiustificati introiti per Aziende e Intermediazione della filiera Agroalimentare ben 29 Miliardi di Euro. E tale imponente cifra si trascinerà anche nel 2024 e per ogni anno a seguire, se non si interviene in maniera determinata su tali inaccettabili speculazioni, visti gli andamenti dei costi internazionali delle materie prime in netta discesa – sostiene Rosario Trefiletti Presidente C.C.I.